Arte e liturgia. La questione delle immagini

ISBN882154368_1«La Chiesa d’Occidente non deve affatto smentire il cammino da lei percorso a partire dal secolo XIII. Deve però fare finalmente sue le conclusioni del settimo concilio ecumenico, il Niceno Secondo, che ha riconosciuto l’importanza fondamentale e il luogo teologico dell’immagine all’interno della Chiesa.

Essa non deve per forza sottomettersi a tutte le singole norme che sono state sviluppate nei successivi concili e sinodi tenuti in Oriente e che hanno trovato una certa sistemazione definitiva nel concilio di Mosca del 1551, il concilio dei cento canoni. Dovrebbe però considerare normative anche per sé le linee fondamentali di questa teologia dell’immagine.

È pur vero che non devono esserci delle norme rigide: le nuove esperienze religiose e i doni di nuove intuizioni devono poter trovare un loro spazio nella Chiesa. Resta però una differenza tra l’arte sacra (quella che si riferisce alla liturgia, che appartiene all’ambito ecclesiastico) e l’arte religiosa in generale.

Nell’arte sacra non c’è spazio per l’arbitrarietà pura. Le forme artistiche che negano la presenza del Logos nella realtà e fissano l’attenzione dell’uomo sull’apparenza sensibile, non sono conciliabili con il senso dell’immagine nella Chiesa. Dalla soggettività isolata non può venire alcuna arte sacra. Essa suppone piuttosto il soggetto interiormente formato dalla Chiesa e aperto verso il noi.

Solo così l’arte rende visibile la fede comune e torna a parlare ai cuori credenti.»

(da “Introduzione allo spirito della liturgia”, Joseph Ratzinger, 2001, edizione San Paolo, pag.129-130)